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Istituzioni Pubbliche di Assistenza Veneziane

COMUNICATO STAMPA DI IPAV

Pubblicata il 23/12/2020

IPAV, IL COVID NON FERMA LO SCAMBIO DI AUGURI E REGALI IN MASSIMA SICUREZZA
 
Una piccola luce si accende a Natale 2020 anche per gli anziani ospiti di Antica Scuola dei Battuti che potranno scambiare gli auguri con i propri familiari secondo le modalità previste dal DPCM. Nel rispetto della normativa antiCovid, sarà quindi possibile un contatto visivo reale accompagnato dalle telefonate in viva voce. Le visite in presenza sono ancora sospese e i contatti in questi mesi sono stati tenuti principalmente tramite videochiamate, grazie al costante sostegno del personale della struttura.
Ma come vivono il Natale questi anziani ospiti? Ad ascoltare le loro testimonianze  risultano esempi concreti di saggezza, persone modellate dalla vita, ma mai piegate, in grado di attingere l’essenziale: amore per le persone care e per il prossimo.
 
NONNO GINO, 97 ANNI: “OGNI GIORNO LEGGO IL QUOTIDIANO, BATTEREMO ANCHE IL COVID”
Nonno Gino sorride, con lo sguardo fiero che buca l’immagine della videochiamata: “Tra tre anni avrò 100 anni!” Un traguardo straordinario per celebrare la vita. Lo scorso 30 novembre ha festeggiato i suoi 97 anni; ha rischiato di morire varie volte durante la sua lunga vita, ma ce l’ha sempre fatta,  modello concreto di resilienza.
“A 18 anni sono partito per fare il militare, sono finito in caserma a Vicenza, dove mi sono ammalato di tifo – racconta Nonno Gino - Quando sono guarito mi hanno spedito in Yugoslavia,  nei pressi di Zara, e lì mi sono preso la malaria, ma alla fine ho superato anche questa malattia”. 
Anni dopo Nonno Gino si è  sposato con Lorena ed ha avuto due figli: Renzo, ora  di 76 anni e Sonia, ora  di 72 anni. E’  stato un imprenditore a capo di un’azienda che asfaltava strade, ha sempre vissuto alla Gazzera a Mestre.
“La passione per la lettura è nata quando ero bambino – spiega ancora Nonno Gino - Eravamo otto fratelli; Guido, il maggiore, è rimasto cieco a causa dello scoppio di un ordigno bellico. Io leggevo il giornale per Guido, perché lui voleva sapere le notizie. Anche Guido non si è mai arreso e da adulto poi, per telefono, gestiva la sua azienda di autotrasporti; per passare il tempo invece amava giocare  con le carte braille”.
Per Nonno Gino, da bambino, Natale era un giorno semplice passato in famiglia. “I giovani – sussurra - dovrebbero riscoprire la semplicità, si è felici solo a fare il bene. Natale è la festa della Luce e della Speranza”.
E il Covid? “Un virus impressionante – conclude, lucidissimo - ma in Cina lo stanno gestendo bene. Adesso anche qui si stanno organizzando per i vaccini. Ora curiamo il tifo ed anche la malaria, penso che dovremmo riuscire a vincere anche il Covid. La vita è sempre più forte”.
 
ADRIANA:  “L’AMORE VINCE OGNI COSA”
L’amore vive nel ricordo e dura in eterno. “Mi viene alla mente in particolare un Natale, uno dei più felici della mia vita – confessa Adriana, che non rivela la sua vera età. - Credo fosse nel 1949. Eravamo cinque sorelle e mia madre, che era insegnante ed interprete, ma anche una bravissima sarta, confezionò per tutte noi dei bellissimi pigiami rossi. Poi aprimmo i regali e trovammo cinque paia di guantini fatti all’uncinetto da lei: ogni sorella un colore diverso, i miei erano bianchi. Mia madre ci disse che finalmente non dovevamo più scaldarci le mani sotto le ascelle! Era una felicità profonda: ricordo con tanto affetto anche mio padre, un uomo meraviglioso, faceva il ferroviere. Ancor oggi una sorella mi chiama spesso, il legame è profondo:  l’amore per i nostri cari e per il prossimo è il senso della vita”.
 
GINO, L’AGRICOLTORE, 85 ANNI: “LA TERRA CI INSEGNA A DIVENTARE MIGLIORI”
Gino, l’agricoltore, ha 85 anni. Da bambino abitava  in una fattoria a Scorzé, dieci fratelli e i genitori: coltivavano mais, frumento e uva e possedevano anche una stalla con due buoi, mucche, oche e galline. Gino ha fatto una vita dura perché in seguito ha lavorato poi anche in una fornace di mattoni e in una fonderia a Marcon.
“Da bambino, prima di andare a scuola – ricorda Gino – dovevo dare da mangiare alle oche”.
E Babbo Natale? “Non esistevano regali. Natale era un giorno di festa, ma comunque dovevamo dare da mangiare agli animali nella stalla. Il pranzo comprendeva pasta in brodo e carne bollita e alla fine la focaccia fatta in casa”.
Dopo essersi spostato con Ada - ora ospite anche lei di Antica Scuola, ma in un altro reparto – Gino ha avuto un figlio Andrea che oggi ha ereditato i terreni del padre e, oltre a gestire una pizzeria, si dedica all’agricoltura. “Con mio figlio parliamo sempre della terra, gli do dei consigli, adesso Andrea vorrebbe diventare anche allevatore di api. La terra insegna a superare ogni problema per diventare migliori”.
 
ACCANTO AD OLTRE 900 ANZIANI OSPITI DI IPAV, CIRCA MILLE OPERATORI E OPERATRICI
Durante l’emergenza Covid, per gli oltre 900 anziani, ospiti delle strutture IPAV, non sono mai rimasti soli, accanto a loro, giorno e notte, circa mille dipendenti: operatori sociosanitari, infermieri, educatori, psicologi, logopedisti che hanno lavorato dando anima e corpo e che ricordano con grande emozione la sfida affrontata insieme.
“Quando si sono registrati casi di positività, gli operatori hanno lavorato con tutti i dispositivi di protezione, preoccupati anche di poter contagiare i propri familiari – conclude Luigi Polesel, presidente di I.P.A.V. (Istituzioni Pubbliche di Assistenza Veneziane), il più grande ente assistenziale del Veneto. - Il nostro personale sta testimoniando una dedizione che merita grande gratitudine. Dimostrano grande professionalità, ma anche sensibilità, umanità, passione. Malgrado la complessità della situazione, i nostri operatori continuano a impegnarsi per creare un’atmosfera serena: hanno addobbato anche l’albero di Natale e il  presepio. Infine ogni ospite riceverà in regalo una scatola contenente dolci, indumenti e un biglietto augurale, un dono fatto dai propri familiari o dagli operatori per chi non ha parenti”.

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