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Istituzioni Pubbliche di Assistenza Veneziane

Storia dell' Antica scuola dei Battuti

A gennaio 2020 IRE Venezia è confluita, insieme ad Antica Scuola dei Battuti di Mestre, in I.P.A.V. - Istituzioni Pubbliche di Assistenza Veneziane, dando vita ad una delle più importanti realtà socio-assistenziali del Veneto.
La Scuola dei Battuti nacque a Mestre nel XIV secolo.

NEL 1302 SORGE LA CONFRATERNITA DI PENITENTI LAICI

Nell'introduzione dello statuto (mariegola) del 1492, si riferisce che la Confraternita si è costituita nel 1302, con il benestare del vescovo di Treviso Tolberto Calza, ad opera di un gruppo di penitenti laici (flagellanti o battuti).  Si trattava di una sorta di società di mutuo soccorso basata su un complesso sistema di norme che aveva i suoi capisaldi nel culto mariano e in quello dei morti, e che imponeva ai soci obblighi di natura devozionale oltre che morale, quali la carità verso il prossimo e l'aiuto reciproco. Il gran numero di privilegi e di cospicui lasciti, rivolti con una certa continuità a favore della Confraternita, fanno pensare che i mestrini avessero in molta considerazione questa istituzione che ebbe, d’altra parte, un gran seguito visto che, tra il XIV ed il XVI secolo, il numero dei confratelli passò da una trentina circa a quattrocento: una cifra considerevole, se si tiene conto dei pochi abitanti di Mestre in quello stesso periodo.  Con il passar del tempo, grazie ai legati benefici di confratelli ricchi o di semplici fedeli, la Scuola accumulò un numero consistente di case e terreni situati a Mestre, Venezia e nella vicina Terraferma nei territori verso Padova e Treviso.

NEL 1314 NASCE L’ISTITUTO OSPEDALIERO PER L’ACCOGLIENZA DI ANZIANI E ORFANI
In questo quadro s'inserisce la costituzione, intorno al 1314, dell'istituto ospedaliero che era destinato principalmente ad accogliere, e non a curare, anziani e orfani di entrambi i sessi, ma si hanno anche testimonianze che indicano l'ospitalità offerta temporaneamente a ragazze madri o a pellegrini di passaggio ("forastieri"). La posizione dell'istituto – proprio fuori delle mura della città, nei pressi della porta e della strada che conduceva a Treviso, e quindi verso le provincie tedesche – fa pensare infatti che l'assistenza a gente di passaggio fosse tra i suoi scopi primari. 
L'importanza di questa istituzione derivò, oltre che dalla consistenza del suo patrimonio, dal fatto di essere un punto di riferimento morale e spirituale obbligato per una comunità come quella mestrina composta da poche migliaia di persone. Era importante inoltre il fatto di poter garantire la sopravvivenza in una società, in cui era molto facile passare dal benessere alla povertà, come dalla vita alla morte.
Successivamente la politica napoleonica, fortemente oppressiva nei confronti degli enti religiosi, demolì definitivamente il sistema di carità e assistenza su base privata che durava da secoli.

NELL’800 IL PASSAGGIO ALLA CONGREGAZIONE DELLA CARITA’
Nel 1806 il governo francese emanò il decreto di soppressione delle Scuole e Confraternite religiose perciò i beni dell’antico sodalizio, fra i quali anche l’ospedale, vennero avocati al Demanio.  Si pose così fine a cinquecento anni di gestione da parte della Confraternita, quando il prefetto del Dipartimento del Tagliamento, Bernardo Pasini, nominò l’avvocato Curnis, già commissario prefettizio, in qualità di delegato all’amministrazione e direzione dell’Ente. Fino a quel momento l’ospedale era stato gestito dalle Parti deliberate di volta in volta dal gastaldo e dalla banca in quasi completa autonomia, mentre la nuova riforma tendeva a rafforzare il controllo pubblico sul sistema assistenziale, lasciando comunque che questo gestisse le proprie fonti finanziarie senza pesare sul bilancio dello Stato. All’antico Istituto venne dato il nome di “Casa di Ricovero per vecchi ed orfani derelitti”, e nell’arco di pochi mesi, il nuovo amministratore, lo trasformò in una moderna istituzione ospedaliera, libera dai vincoli solidaristici della Confraternita e con un sistema di regole economiche ed amministrative preciso e formalizzato.
Nel 1807, con il decreto sull'amministrazione generale di pubblica beneficenza, fu di fatto stabilito un sistema regolare e uniforme di amministrazione della pubblica beneficenza, che veniva ad attuare il concentramento degli enti di beneficenza. In tutte le città l'amministrazione di ospedali, orfanotrofi, luoghi pii e legati di pubblica beneficenza, veniva riunita in una sola amministrazione: la Congregazione di Carità, articolata in tre sezioni ciascuna preposta ad un settore dell'assistenza presente nell'ambito comunale: ospedali, ospizi, ricoveri, brefotrofi, enti elemosinieri.  Nel 1808, in base al Regio Decreto del 21 dicembre 1807, n. 279, l'Ospedale venne a far parte della Congregazione di Carità del Comune di Mestre appena costituita: la sede della nuova istituzione si trovava proprio lungo la strada che conduceva al cimitero ed era presieduta dal Podestà, con l’assistenza dell'arciprete, di tre membri ordinari che svolgevano la loro funzione a titolo gratuito e di un segretario cassiere retribuito. La Congregazione deliberava il 14 giugno del 1808 l'approvazione del regolamento della Casa di Riposo.
Nel 1828, alcuni anni dopo la soppressione delle Congregazioni della Carità, si giunse al passaggio dell’istituto a un direttore e a un amministratore autonomi.
A pochi anni dall’annessione del Veneto al Regno d’Italia però, con il Regio Decreto del 6 febbraio 1870, l'Istituto divenne un'Opera Pia: con questo termine la legge designava tutti quegli enti – ravvivati dallo spirito di carità e per lo più promossi, istituiti e gestiti dai privati e dalla Chiesa – dediti al soccorso dei poveri e dei bisognosi. L'istituzione mestrina perse la sua autonomia; la direzione e l’amministrazione passarono nuovamente, a distanza di più di quarant’anni, sotto il controllo dalla Congregazione di Carità del comune di Mestre.
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